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TERMOLI E L’ESTATE

Per ritrovare Termoli bisogna far girare alla rovescia le lancette del tempo; ignorare l’espansione, la crescita e lo sviluppo della cittadina adriatica: infilare perciò la porta del Borgo Antico e percorrere lentamente le viuzze, attraverso portichetti in cui sospirano echi lontani, fermarsi nelle piazze minute e guardare, guardare e fotografare. Qui nella carezza del sole, il tempo filtra nel velo tenue di una foschia indistinta, una luce dorata che dai tetti dondola lentamente e si accovaccia tiepida nelle stradine silenziose; bizzarre fettine di cielo azzurro fuggono ritagliuzzate dai cornicioni delle case.
Dai muraglioni dei contrafforti che cingono il Borgo Antico il mare s’invola inebriandosi d’azzurro e di celeste; sale dal porto il suono ovattato della sirena di una navicella e si sminuzza e si acquieta negli angoli deserti.
Sul tutto sovrasta il Castello: sembra l’altalena dalla quale si sono dipanate le vicende di questa Termoli antica, tutta racchiusa nel quadrilatero delle mura alte sul mare.

Nel Borgo Antico la Cattedrale sovrasta la piazzetta con una volumetria accorta, scenograficamente perfetta. La costruzione delle prime mura, che risale al 575 d.C., fu eseguita sulle rovine di un tempio pagano. La Cattedrale ha espresso l’umanità del suo tempo, senza tuttavia tacere nei secoli successivi, raccogliendo in sé quegli elementi che testimoniano la sua presenza nei vari momenti storici. Essa è l’esito di una magnifica precedente civiltà che noi ereditiamo.
Scendendo di poco ed accosto ai bastioni ad est del Borgo c’è l’educandato nel quale, pare, Francesco Jovine, in “Signora Ava” volle immaginare l’Istituto ove s’istruiva Antonietta Di Risio, la ragazza dagli occhi verdi, il dolce e disperato amore di Pietro Veleno.
Decorano le vie del borgo antichi portali in pietra arenaria e modeste casette con le mura scalfite dall’unghiata del tempo e dalla salsedine. Dal largo cielo e mare, azzurri ed evanescenti, il grido di un gabbiano sembra nota lunga ed altalenante di un flauto che vola sull’onda appena percettibile e si perde nell’infinito.
Ad oriente di Termoli, all’arcipelago delle Isole Tremiti, secondo i capricci del mare, scompare ed appare nel velo delle brume per recitare la sua parte sull’immenso palcoscenico e sul fondale del cielo. Termoli ha questo corollario e l’impone come grani di rosario inestinguibile: se ne beneficiano gli animi pensosi ed amorevoli.

Carlo Cappella (poeta e storico termolese) FONTE: www.ufficiodelturismo.it